I miei frutti squisiti
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Ma Igor per sempre
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Adeus, António
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Piccolo colosso impaziente
Ben arrivato
piccolo colosso impaziente
ben arrivato!
(dalle ore 18 e 34 di domenica 18 settembre 2011 appartengo a una delle categorie umane più felici: quella dei nonni)
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18
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Neve (con cane)
Domenica 30 gennaio 2011: il fascino senza tempo della neve.
Per un siberian husky, poi…
Comunque lui è Igor, il mio cane, anzi il mio amico. La neve, non so – voglio dire: non so di chi sia. Certo che è sempre uno spettacolo, la neve, non c’è che dire.
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Solenneve sul Pietraborga
Spettacolo raro stamattina, con il sole e la neve che contemporaneamente pretendevano spazio in cielo. Ho pensato a quattro scatti dal balcone.
Di solito, in questi casi, finisce per prevalere il sole.
Ed infatti…
Lui è il Pietraborga, il Monte Pietraborga (926 m.s.l.m.), ultimo lembo prealpino a racchiudere la conca della Val Sangone, e naturalmente straordinario punto panoramico anche sulla pianura circostante, verso Torino. Sulla cima
pare vi sia questa croce.
Prima o poi salirò a verificare di persona.
Per intanto è lì, anzi è qui, qui di fronte (saranno un trecento metri in linea d’aria, non di più). Ci fronteggiamo. Tutti i giorni. Non devo nemmeno sollevarmi dalla scrivania, non devo nemmeno alzare gli occhi.
È qui – quasi incombe, quasi incute –, fa compagnia. Fa compagnia quasi più del mio caro Igor, del mio amico a quattro zampe che però se mi affaccio sul balcone…
ecco, lo sapevo… è li ad aspettarmi, a reclamarmi: non posso fare un passo…
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L’uomo, si sa, muove per bellezza
Ma sì, facciamolo! Facciamolo, dunque, facciamolo fino in fondo l’elogio alla terra che mi ha visto nascere.
Perché – nemmeno a dirlo – qui siamo nell’eccellenza. Sul piano storico-culturale, oltre che paesaggistico. Ma pensate, pensate soltanto alle altissime figure di Orazio – il sommo poeta della latinità – e di Federico II di Svevia – l’Imperatore, il Puer Apuliae e anzi di più: lo Stupor Mundi, Meraviglia del Mondo – che qui, qui nelle magnifiche terre del Vulture, erano di casa. Per non dire delle tante, straordinarie testimonianze che emergono dai numerosi siti archeologici come ad es., da ultimo, quello di Torre degli Embrici a Rionero.
Insomma, sta nel naturale ordine delle cose che vi sia chi, da qualche tempo, si adopera perché l’Unesco riconosca come patrimonio dell’umanità l’Abbazia di San Michele (che tra l’altro è sede del Museo di Storia Naturale del Vulture) e l’area dei laghi di Monticchio. Sta. Nel naturale ordine delle cose. L’uomo, si sa, muove per bellezza. E qui la natura è stata davvero generosa.
Si dà il caso che in occasione del mio ultimo, breve soggiorno a Rionero, a metà dello scorso luglio, qualche capatina qua e là questa volta me la sia concessa.
E così, se è vero che a Monticchio mancavo solo da due o tre anni (e sì che si tratta solo di pochi minuti d’auto, restando all’interno del confine comunale), a Lagopesole, ovvero a Castel Lagopesole, nella residenza che più di ogni altra Federico II preferiva in occasione delle sue lunghe battute di caccia, ci sono tornato dopo la bellezza di sei o sette lustri.
E, udite! udite!, a Matera – Matera che per volere dell’Unesco patrimonio dell’umanità lo è già da tempo – non c’ero mai stato. Mai, nemmeno nel mio terzo di vita lucana.
Non c’è che dire: non solo il mio Vulture, ma la Lucania tutta è un museo a cielo aperto.
[La bellissima foto del colle di Lagopesole (829 m s.l.m.) con alle spalle il massiccio del Vulture è tratta dal sito della ProLoco di Lagopesole]
Pubblicato su estemporanea mente, lucanità
L’elogio è alla terra che mi ha visto nascere
Sì, una nuova testata del blog (di questo malaticcio blog al quale ormai non dedico più tempo).
Lo sfondo è sempre il Vulture e il suo cratere, ovvero il lago piccolo di Monticchio; ma questa volta ci metto anche la sagoma biancastra dell’abbazia benedettina e… toh!, voglio esagerare, persino una piccola imbarcazione lì sulla destra e verdi fresche frasche in primo piano a sinistra. La foto è stata scattata sabato 17 luglio 2010 (e quindi coglie in toto i miei 57 virgola quasi 5).
Sì, l’elogio è – sempre – alla terra che mi ha visto nascere (e in parte giovane e forte crescere).
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L’addio di José Saramago
Acho que na sociedade actual nos falta filosofia. Filosofia como espaço, lugar, método de refexão, que pode não ter um objectivo determinado, como a ciência, que avança para satisfazer objectivos. Falta-nos reflexão, pensar, precisamos do trabalho de pensar, e parece-me que, sem ideias, nao vamos a parte nenhuma.
Revista do Expresso, Portugal (entrevista), 11 de Outubro de 2008
Pensare, pensare
Penso che nella società attuale ci manchi la filosofia. Filosofia come spazio, luogo, metodo di riflessione, che può anche non avere un obiettivo determinato, come la scienza che invece procede per soddisfare i suoi obiettivi. Ci manca la riflessione, pensare, necessitiamo del lavoro di pensare e mi sembra che, senza idee, non andiamo da nessuna parte.
È l’ultimo post, sono le ultime parole – testamento – che possiamo leggere sul blog di José Saramago, spentosi venerdì 18 giugno: Outros Cadernos de Saramago.
Grande, grande, grande uomo. Innanzitutto. Prima dello scrittore. (Il mucchio di depravati che al di là del Tevere si perde e mai si trova, quell’accozzaglia che non ha nemmeno aspettato che il cadavere si raffreddasse per riversare ciò di cui più è capace, e cioè merda, certamente non morirà con la stessa serenità d’animo).
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